lunedì 1 novembre 2010

Jessica Naldi: poesia androgina.

Jessica Naldi è nata a Cesena il 21 luglio 199*; la sua produzione poetica è iniziata in età precoce, nello stesso modo in cui i suoi “padri letterari” provavano il gusto per la composizione. La sua opera, al meno il mucchio di componimenti scelti per questa pubblicazione, si può ritenere un elemento pressoché anonimo, oppure underground, visto che le creazioni sono passate da un numero ristretto di persone, evitando i condizionamenti della pubblica opinione.
Per quanto riguarda la sua poesia, la Naldi, è tanto oscura quanto i suoi occhi marroni: tutto si svolge dentro uno sfondo bianco, soffice, proprio come i suoi dolci anni. Le sue opere, nel complesso, sono cariche di animismi oscuri, a volte illuminati, accompagnati dal tipico pathos giovanile che si scopre in determinati frangenti del percorso esistenziale d'una persona . Proprio lì, nel pathos, si denota, in modo assai costante, il senso acuto dell'essere femminino; il tutto, però, attraverso un tono asessuato, universale che riesce a condizionare l'aspetto discorsivo dei componimenti; sifatto senso di femminilità viene raccordata ad opinioni antitetiche ai caratteri essenziali d'una generazione ritenuta “propria”.
La solitudine ed il dolore vengono accompagnati da questo desio di ribellione nei confronti di un complesso sociale ancora non accettato dalla fragile sensibilità dell'autrice; così , come una specie di nuvola nera, si nasconde, tra gli ultimi versi del poema “Autunno”- insieme ad un'infinità di foglie caricate da riflessioni le quali provocano prischi carmi cagionati d'una certa bellezza tanto intima quanto assoluta- sifatta perla:

“In fondo la solitudine è un periodo di crescita,
ma l'abbandono ti fa nuovamente neonata,
come le foglie
calpestate dalla prima persona passata,
e colorate da falsi sorrisi, i quali mi rendono Donna. “

Una certa oscurità rende alcune opere dell'autrice vere e proprie proiezioni di un mondo tetro, quasi immerso in ambienti che danno luogo a scenari di terrore, legati alle solite fiabe dell'infanzia.

In “Serata d'autunno”, la Naldi, riesce a combinare perfettamente la sua cupezza e il carattere contemplativo di un poeta, fattori certamente legati alla poesia tradizionale italiana e a quella decadente sviluppata in Francia alla fine del XIX secolo. Lo stile, infatti, oscilla tra queste due tradizioni: in “Risveglio” l'autrice crea un componimento tale da provocare una scissione fondamentalmente Leopardiana: la prima metà di quest'ultimo esprime uno stato di contemplazione della natura, in cui essa si rivela in forma sublime e idillica, provocando, in questo modo, uno stato di grande gioia e benessere. La seconda metà, invece, non fa altro che svelarsi in modo doloroso e pessimista nei confronti della stessa natura, inizialmente rappresentata in forma ideale.

In “Sola”, la giovane poetessa, si collega, con una guisa non scevra di freschezza, ad una sorta di “semplicità Prevertiana”; caso esemplare sarebbe il confronto con il poema “Bussano”, tratto dall'opera “Histories” del 1946.

“Chi è
Nessuno
E' solo il mio cuore che batte
per te
Ma fuori
La manina di bronzo della porta di legno
Non si muove
Non si agita
Non muove nemmeno la punta del dito. “


Il rapporto si genera fondamentalmente attraverso due elementi che caratterizzano i due autori: Una certa esistenza di iterazione e l'uso di frasi corte o di parole singole al posto di versi tradizionali:

“Sola
ancora sola
sola canto... sola”

“E' uguale a me
vuoto
nero
solo
quasi mi fa tenerezza..
mi abbraccio fra le mie acque salate
sanno come prendermi
sanno come amarmi
lasciandomi sola.“

Quasi le stesse caratteristiche si presentano in tutte le poesie successive. In “Stagione”, invece, le caratteristiche si collegano, in modo perfetto, con uno stato pensoso e riflessivo, caratterizzato, essenzialmente, da una forma raccordata allo “Spleen” baudelairiano. Nel componimento già accennato, il mondo esterno è caratterizzato da un paesaggio autunnale livido, ad esempio: il viale è “contornato da un letto rosso sangue”, pieno di “foglie verdi / forse stanche di morire ad ogni stagione.”
La dimensione interiore dell'autrice è rappresentata da una serie di riflessioni legate ai caratteri contemplativi già menzionati in precedenza.

C'è un impeto mistico all'origine della poesia di Jessica Naldi, esperienza che lega la sua poetica a due casi specifici della poesia degli anni 50: Alda Merini e la poetessa Argentina Alejandra Pizarnik. Le loro forme poetiche sono, essenzialmente, rappresentazioni sostanziali d'uno scorrere sanguinolento dell'anima sul foglio. Sia nella Naldi che nella Pizarnik il sole sembra “un animal demaciado amarillo”(Pizarnik), ovvero la surreale immagine d'un “Desnudo soñando una noche solar”, tutto legato alla Naldiana immagine d'un “Giallo come sole alla sera”.

La Naldi mette in comunicazione il proprio flusso di parole ad una certa parte dei poeti della “quarta generazione”. Qui la Merini sembra essere il caso più vicino al “sentimentalismo oscuro” della Naldi, anche se nella seconda, vi sono elementi trattati in minor quantità rispetto che ai componimenti della Merini. Esempi chiari sono: la follia e gli sdolcinati modi attraverso i quali la Merini tratta il “flusso sanguinolento” accennato in precedenza.

Per concludere: Devo dire che non esistono compromessi fissi nella poesia di Jessica Naldi, com'è il caso di una grande maggioranza di giovani “anticonformisti” della nostra generazione. La Naldi riesce a fare, attraverso la sua poetica, quello che, altri individui, non riescono a fare attraverso manifestazioni politiche e rumore apparentemente condizionato. Jessica Naldi si rivolge sia all'essere umano, che ai componenti della sua generazione e, tutto ciò, si sviluppa mediante forme le quali trasformano la poesia di lei in una manifestazione asessuata e atemporale dell'anima, forme più che sufficienti per individuare un poeta.

I componimenti nei quali immane, nella sua completezza, la poetica della Naldi:

Sola

Sola
ancora sola
sola canto... sola
sento parlare il vento ..
mi sussurra dolci frasi,
quelle che non ho mai sentito..
quelle che sogno da sempre..
nuoto
di nuovo, nuoto nei meandri della mente...
nei luoghi dove la gente va per caso
dove la gente passa poco.
Quel paesaggio mi consola,
è uguale a me
vuoto
nero
solo
quasi mi fa tenerezza..
mi abbraccio fra le mie acque salate
sanno come prendermi
sanno come amarmi
lasciandomi sola.

Dolce Luna.

E questa dolce luna
questo dolce silenzio
mi culla nella mia trista eternità.

Questa luce fioca
rumori ovattati
queste parole sussurrate.
Leggiadra l'aria, soffoca piano la mia esistenza
ti sento.. anche se non sei qui
sento che ammiri pure tu la mia stessa luna
sento che ascolti il mio stesso silenzio.

E questa dolce luna
questo dolce silenzio
mi culla nella mia triste eternità.

E piano.. e piano tutto si spegne
rimango al buio, la luce mi disturba..
e piano dolcemente tutto si sfoca
i pensieri dilagano e affondano in un profondo mare nero..
non è morte.. è miglior vita
i lupi mi chiamano... sentono il mio urlo senza sonoro..

E questa dolce luna
questo dolce silenzio
mi culla nella mia trista eternità.

Serata d'autunno.

Sguardi veloci.
Mi sono accorta, mentre moriva il sole
che la vita scende con esso,
col passare degli anni.
Mi sono accorta,
di come si accarezzano le foglie,
come mani bisognose d'affetto.
Ho osservato la volpe scappare dalle grinfie del cacciatore.
In un secondo,
ho visto il colore del prato e del bosco,
mischiarsi per dar buio alla notte.
Mi sono vista vivere dal vento.

Risveglio.

L'aurora riempiva la stanza con quello splendore,
come acqua fresca in un bicchiere di cristallo
impregnata di odor di rose di campo.
Quale soave sensazione ultraterrena
quasi come se i sogni trasudassero da ogni piccolo
oggetto intorno,
e potessi toccare i raggi immacolati del sole
come nuotarci dentro.
Il risveglio di un nuovo inizio e la mia ultima aurora.
Prima della caduta.
Prima della realtà.
Prima della vita vera.

Autunno.

Torna l'autunno
cadono le secche foglie
il sangue si gela
la mente non dorme
sola, candidamente spietata!
volenterosa di nuovo nettare,
per crescere i propri
bisogni.
Non più estate e caldo amor cerco,
ma solo carne e fame.
Non si dice di una donna solo come parla o veste!
ma come pensa e quando tace,
come guarda quando è animale,
perché come l'uomo, l'istinto urla!
Donna in cerca di risposte delle cose comunemente noiose,
mente oscura e piena di ribellione!
Io poche righe descrivo...
anche se,
quello che vorrei vomitare sulla mia vita mi pesa..
scrivo versi sul mondo intorno...
che piano, piano... mi ha persa,
poi presa.
In fondo la solitudine è un periodo di crescita,
ma l'abbandono ti fa nuovamente neonata,
come le foglie
calpestate dalla prima persona passata,
e colorate da falsi sorrisi, i quali mi rendono Donna.

Scritto da: Yerko Andres Sermini e revisionato da: Mr. S